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venerdì 19 ottobre 2012

STORIA DEL TIFO IN ITALIA DAL 1960 AL 2012



Il fenomeno del tifo calcistico nasce in Italia negli anni '50 quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo.
A Torino, con i "Fedelissimi Granata 1951", nascono i primi esempi di questo fenomeno, che inizia poi a diffondersi anche in Gran Bretagna, dove gli ultras vengono battezzati hooligans.
 Vi sono differenze basilari tra i due modi di essere ultras: in Gran Bretagna viene lasciato molto più spazio ad azioni spontanee, mentre in Italia si tende a coordinare i vari elementi in un'unica voce. Anche le forme estetiche del tifo risentono di questa differenza: in Gran Bretagna si predilige l'impatto vocale a quello visivo e non si usano i tamburi che contraddistinguono le colorite curve italiane. In Italia il primo gruppo ultras, formatosi a Milano nel 1968, fu la "Fossa dei Leoni" (Milan) gruppo scioltosi nel 2005 in seguito a divergenze interne alla curva. Nel 1969 i primi due gruppi ad aver utilizzato per primi la parola Ultras sono: i sampdoriani "Ultras Tito Cucchiaroni", e gli "Ultras Granata" di Torino, sponda granata.


  • Nel corso degli anni '60 queste nuove strutture aggregative iniziano a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell’epoca e i loro membri si distinguono dai supporter tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras ha allora un proprio nome simbolico ed uno striscione dietro cui radunarsi. Nascono le coreografie per sostenere la propria squadra: si cantano inni, gli stadi si riempiono di bandiere, si lanciano coriandoli e si accendono i primi fumogeni. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altri squadre.
  • Gli anni Settanta Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni '70 coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché gli ultras, risentendo del clima di generale violenza, prima durante e dopo la partita, specie in occasione degli incontri "più caldi", si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana. Tutto ciò era riscontrabile nei cori spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei, nell'abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi. Addirittura, in Toscana si rinverdisce l'antica rivalità tra guelfi (colligiani e fiorentini ad esempio) e ghibellini (senesi in primis).
  • Gli anni Ottanta e Novanta A partire dagli anni '80, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le ex repubbliche della disciolta Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Serbia).
  • Negli anni '90 si sono viste tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda, Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sono sorti i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, ispirati agli ultras del vecchio continente. All’interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri protagonisti nelle curve. Si accentua anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso allo scontro. Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di violenza .Negli anni '90 il problema della violenza nel calcio si accentua ulteriormente, sviluppandosi, in molti casi, in atti di ribellione. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, Vincenzo Spagnolo, ultras genoano, viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.


Il fenomeno oggi

Oggi i gruppi di ultras rappresentano ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio. Dispongono di sedi, diffondono le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e così via. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti dello stadio, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di protesta.

Il comportamento a volte violento di alcuni ultras è posto costantemente sotto accusa da parte delle forze dell'ordine e dei media ed ha portato ad un inasprimento ulteriore delle norme anti-violenza, come i provvedimenti del D.A.SPO.).

Dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti, durante scontri tra catanesi e polizia, durante un Catania-Palermo del Febbraio 2007 vi è stato un ulteriore giro di vite nei confronti del tifo organizzato. La nuova legge "anti-ultras" ha stravolto ancora una volta il mondo delle curve italiane. È stata vietata l'introduzione di striscioni, di qualsiasi tipo e dimensione, senza autorizzazione; vietati totalmente fumogeni e petardi (con arresto per gli utilizzatori); introduzione di biglietti nominali; DASPO che può essere anche preventivo (cioè un soggetto potenzialmente pericoloso può essere sottoposto a Daspo a prescindere dal suo comportamento) e molte altre norme repressive.

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